Curare le orchidee in vaso può risultare un’attività frustrante per chi non conosce l’ambiente in cui la pianta è abituata a vivere. Per riuscire a ottenere rigogliose e sane fioriture, infatti, è necessario considerare che l’orchidea è pianta originaria di climi tropicali, totalmente diversi dal nostro, in cui le temperature sono sempre elevate e l’umidità costantemente alta. Impossibile quindi pensare che le piante sopravvivano all’esterno durante l’inverno. Detto questo, bastano comunque pochi accorgimenti per curare le orchidee in maniera appropriata.
Curare le orchidee in vaso: luce e calore
Ogni specie di orchidea avrebbe necessità specifiche che dipendono dalle condizioni climatiche del luogo di origine, tuttavia è comunque possibile indicare alcune regole generali per curare le orchidee in vaso e soprattutto quelle varietà adatte a vivere in appartamento. L’orchidea ama i luoghi molto luminosi ma non la luce diretta, di conseguenza, soprattutto nei mesi più caldi, è bene sottrarla ai caldi raggi del sole.
In casa il luogo ideale è una stanza con una finestra rivolta verso sud, possibilmente schermata da una leggera tenda di colore chiaro. Durante la bella stagione è comunque possibile posizionarla all’esterno, sempre però in zone riparate dalla luce diretta. In inverno vanno assolutamente tenute in casa, lontano però dalle correnti d’aria e da fonti di calore dirette che potrebbero seccare eccessivamente l’aria.
Curare le orchidee: acqua e umidità
Le piante di origine tropicale come le orchidee sono abituate per natura a un clima caldo, umido e con sbalzi termici quasi nulli. Perfetta quindi una temperatura media costante per tutto l’anno di 20-25 gradi. È bene innaffiarle poco ma abbastanza spesso, evitando però di inzuppare il substrato. Sarà quindi necessario inumidire il terreno con acqua a temperatura ambiente ogni tre-cinque giorni.
Per evitare il rischio di marcescenze è meglio irrigare solo quando le radici risultino argentee; si può optare per un’innaffiatura dall’alto oppure, e questa risulterà la scelta migliore, è possibile immergere il vaso in acqua almeno fino a metà della sua altezza per venti/trenta minuti, lasciando poi scolare un’intera notte.
A fare veramente la differenza nella cura delle orchidee è però l’umidità ambientale: essa dipende soprattutto dall’acqua presente nell’aria, più che dall’irrigazione. Sarà quindi necessario vaporizzare spesso le foglie delle orchidee utilizzando acqua demineralizzata. Meglio non vaporizzare, però, nelle ore più calde della giornata, infatti in quelle ore i pori della piante sono molto aperti e l’acqua rappresenta un veicolo ideale per l’attacco di microorganismi patogeni.
Durante i periodi di caldo estivo e quando l’impianto di riscaldamento o condizionamento sono attivi, il clima in appartamento tende ad essere però asciutto: per ovviare al problema è sufficiente posizionare le orchidee in vaso in un vassoio pieno di ciottoli o argilla espansa. Il contenitore dovrà essere sempre riempito d’acqua, il cui livello tuttavia dovrà essere almeno a mezzo centimetro dal fondo del vaso, in modo da non bagnare il terriccio. Evaporando, l’acqua manterrà alta l’umidità ambientale.
Concime e terreno per curare le orchidee in vaso
La maggior parte delle orchidee in vaso sono epifite, ovvero non affondano le loro radici nel terreno ma vivono tra le intersezioni dei rami di alti alberi o tra le rocce, dove si depositano materiali decomposti o in decomposizione; in ogni caso non è dal substrato che le orchidee ricavano i nutrienti, quindi necessitano di un substrato praticamente inerte.
I materiali utilizzati più comunemente sono pezzi di corteccia, carbone di legna, argilla espansa, agriperlite, sfagno ma anche polistirolo e lana di roccia. È necessario però supportare la crescita e la ripresa vegetativa dell’orchidea con concimi appositi di sintesi, liquidi o idrosolubili. Le concimazioni dovranno essere costanti per tutto l’anno, ogni dodici-quindici giorni, ma in quantità limitata.