Sono tantissime le curiosità e le credenze che circondano la tuberosa, il cui nome scientifico è Polianthes tuberosa; prima di citare qualcuna di queste curiosità, tuttavia, cerchiamo di inquadrare meglio la tuberosa dal punto di vista botanico. Si tratta di una pianta appartenente alla famiglia delle Amaryllidaceae (in cui è incluso, ad esempio, anche il narciso) e originaria del Messico, dove era già conosciuta e utilizzata da alcuni popoli precolombiani. Gli Aztechi, ad esempio, chiamavano la tuberosa “fiore – osso”, proprio per l’aspetto ceroso e pallido, quasi iridescente, di questi spettacolari fiori.
A importare la tuberosa in Europa furono poi gli spagnoli, trasformandola in un vero fiore di culto in Europa dove, per decenni, fece parte dei cosiddetti “giardini lunari”, molto di moda nell’Inghilterra vittoriana; si trattava di spettacolari collezioni di fiori dal pallido e argenteo colore lunare che avessero anche la caratteristica di profumare intensamente l’aria dopo il tramonto. Molto amata dalle donne inglesi, la tuberosa veniva usata per esaltare la ricercata bianchezza del loro incarnato.
Un’altra curiosità sulla tuberosa riguarda l’etimologia del nome greco che deriverebbe o da “polis” (città) e “anthos” (fiore), oppure dal molto simile “polys” (molti) e “anthos” (fiore); farebbe quindi riferimento o alla consuetudine di usare le tuberose per decorare i giardini delle città oppure dalla forma delle caratteristiche infiorescenze, formate per l’appunto da grappoli di fiori. L’aggettivo tuberosa, invece, si riferisce all’apparato radicale molto sviluppato, simile a un tubero.
Il profumo della tuberosa, tuttavia, per quanto amato e ricercato, aveva anche connotazioni peccaminose, visto il suo effluvio dolcissimo, conturbante e sensuale: nel Rinascimento infatti alle giovani fanciulle era vietato annusare questi fiori per non cadere in tentazione e peccare di lussuria. Stesso divieto valeva anche in India, dove il suo nome in lingua locale significa “corteggiatrice della notte”; si riteneva infatti che il suo profumo facesse cadere il malcapitato in una sorta di stato di trance sentimentale.